Al mondo ci sono cose che si possono fare e cose che non si possono fare.
Ad esempio, non si può pronunciare 'Attività fisica' senza dire 'Vita'; ma si può praticare 'Attività fisica' (prima e) dopo un trapianto di fegato. Anzi: rientra tra le cose che numerosi studi hanno ormai dimostrato essere importanti al fine di migliorare la qualità della vita del paziente trapiantato.
È quindi qualcosa che si dovrebbe fare o - qualora si ricopra una posizione che lo consenta - consigliare o prescrivere ad un proprio paziente. Con me non è andata esattamente così; prima del trapianto, nella mia condizione di malato raro affetto da Colangite Sclerosante Primitiva, in più occasioni mi è stato detto che non avrei più potuto svolgere con tutta probabilità attività fisica e soprattutto sportiva.
L'impossibilità per un trapiantato di svolgere attività fisica appare un concetto da superare: un programma personalizzato di esercizio fisico infatti, può facilitare la ripresa di uno stile di vita attivo, superare le barriere psicologiche e favorire il reinserimento del soggetto in ambito lavorativo e sociale.
Come riportato nelle "Linee di indirizzo sull’attività fisica per le differenti fasce d’età e con riferimento a situazioni fisiologiche e fisiopatologiche e a sottogruppi specifici di popolazione" del Ministero della Salute (https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2828_allegato.pdf), nei pazienti trapiantati, l’attività fisica è in grado di attenuare gli effetti collaterali della terapia immunosoppressiva, migliorare il metabolismo lipidico, implementare l’efficienza cardiocircolatoria, agire positivamente sul benessere psico-fisico e, infine, incidere efficacemente sulla qualità della vita. Uno stile di vita attivo ed un’attività fisica regolare e adeguatamente controllata (in palestra, ma anche attraverso la pratica di discipline sportive) può aiutare ad implementare la socialità. I miglioramenti che si possono ottenere sono quindi non esclusivamente inerenti la sfera motoria ed antropometrica, ma anche la dimensione clinica globale.
Nel post-trapianto, ho trovato Medici (Ambulatorio Trapianti, Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi, Firenze) che mi hanno incoraggiato, monitorando costantemente i progressi della mia condizione, nel praticare attività fisica e sportiva che - unite alla terapia farmacologica - hanno sicuramente cambiato in meglio la mia vita.
Il mio percorso non è stato semplice, ma a piccoli passi - e a soli due anni dal trapianto - sono riuscito a completare la Maratona di Firenze, ad intraprendere un percorso che mi porterà a partecipare in diverse discipline dell'Atletica Leggera ai Campionati Mondiali per Trapiantati ("World Transplant Games 2023") e ad essere selezionato tra gli "ambasciatori del movimento" di una nota Azienda di articoli sportivi, che si occupano di promuovere uno stile di vita sano, attivo e basato sul principio "Mens Sana in Corpore Sano", utilizzato per identificare la stretta relazione tra benessere fisico e mentale.
Tutto questo, mantenendo finalmente una situazione clinica più equilibrata (nel primo anno avevo collezionato una per nulla entusiasmante serie di episodi di rigetto d'organo), continuando certamente a lottare contro gli effetti collaterali di una terapia farmacologica importante, ma affrontando le difficoltà con attitudine positiva, con nuovi obiettivi ambiziosi e con la possibilità di sensibilizzare quante più persone possibili su tematiche fondamentali quali la Donazione di Organi e Tessuti e l'importanza dell'attività fisica nella nostra vita. Come fanno gli sportivi che si spingono sempre "oltre".
Perché non si può pronunciare 'Attività fisica' senza dire Vita. E io questa vita la amo oltremisura.
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