Viviamo in un'epoca di grandi innovazioni tecnologiche in ambito sanitario: terapie farmacologiche altamente personalizzate e targhettizzate, diagnostica super accurata, elaborazione di dati scientifici con applicativi ad elevata potenza. Lo sviluppo dell'Intelligenza Artificiale e le sue applicazioni alla Salute rappresentano l'ennesima potenza di questa innovazione. Quest'onda anomala va naturalmente regolamentata ma anche accolta e favorita sia in termini di evoluzione scientifica sia in termini di un impatto sanitario atteso assolutamente positivo.
Se vogliamo rappresentare la cura del paziente, possiamo immaginare che essa sia costituita da una bilancia a due bracci. L'innovazione tecnologica è uno dei due e, certamente, è attualmente centrale nell'agenda dello sviluppo sanitario. L'ambito tecnologico richiama grande attenzione scientifica, dei media e della comunità sanitaria nel suo complesso.
Proprio per questa centralità della visione tecnologica, oggi più di ieri, al fine di mantenere la bilancia della cura in equilibrio e quindi in piena efficienza, è doveroso rafforzare l'altro braccio, rappresentato dalla valorizzazione dell'individuo inteso nella sua unicità e complessità. L'altro braccio della bilancia della cura, è costituito dalla visione umanistica del soggetto, dall'attenzione alle fragilità, alla dimensione di individuo inserito nel contesto famiglia-comunità. Naturale conseguenza di tale visione, è quella di riconoscere e salvaguardare non solo il valore assoluto della vita e della sopravvivenza, ma anche della sua qualità. Preservare e valorizzare la qualità di vita significa favorire variabili che rischiano di non essere centrali nella visione tecno-centrica, quali la socialità, la sostenibilità ambientale e sanitaria, la nutrizione e l'attività motoria, gli stili di vita, la qualità del lavoro, la qualità del tempo libero. Fa parte delle variabili in grado di incidere significativamente sulla qualità di vita, l'accessibilità alle cure, intesa come tempi per ottenere una prestazione ma anche come costi. E per costi sono da intendere non solo i costi diretti ma anche quelli indiretti legati, per esempio, alla necessità di spostarsi in altra regione per ricevere le cure migliori. In tal senso, l'accesso ad un percorso trapiantologico ne rappresenta un classico esempio.
Il rafforzamento di una visione sanitaria che metta al centro la qualità di vita del paziente, non può che prevedere un'attenta analisi e attenzione rivolta ai bisogni inevasi. In tal senso, le associazioni di volontariato possono e debbono costituire il primo interlocutore della comunità sanitaria. Esse possono infatti essere portavoce di quelle esigenze inevase, sottovalutate o non gestite correttamente, esigenze che devono rappresentare priorità assolute.
La pandemia dovrebbe averci insegnato l'importanza del tempo, delle relazioni, degli aspetti più strettamente umani della cura del paziente e dell'accoglienza della sua famiglia. La lezione potrà dirsi pienamente compresa se qualità di vita e bisogni inevasi degli utenti saranno pienamente centrali nell'agenda sanitaria.
Bibliografia attinente
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